Sulle tracce di Simeon
Ricerca storica, incontri inaspettati e questioni esistenziali di un fumettista
Va bene, ho trovato un soggetto, l’attentato a Graziani, e un protagonista, Simeon Adefris. E adesso come procedere?
Igort dice che per una storia di questo tipo devi “studiare mesi prima di toccare la prima tavola” (qui a Bilbolbul, min. 3:22). Ne sono consapevole, è una sfida che mi appassiona. La parte di ricerca è uno degli aspetti che mi attira maggiormente nella creazione di un fumetto, forse tanto quanto disegnare. Ma non riesco a resistere, ipotizzo di cominciare la storia in media res con l’arresto di Simeon al suo ritorno in città, e comincio a fare le prime prove.
Contemporaneamente, mi metto a cercare libri, video, documenti, qualsiasi cosa mi possa aiutare. Sull’invasione e l’occupazione dell’Etiopia c’è una produzione enorme. Invece, sul complotto per uccidere Graziani ed in particolare sul coinvolgimento di Simeon Adefris non trovo quasi nulla. Anzi, dalle prime ricerche, emerge che tutta la letteratura attribuisce la paternità dell’attentato esclusivamente ai due eritrei che lanciano le bombe: Abraham Deboch e Mogos Asghedom. Su Simeon poco o niente.
Continuo a cercare e c’è una prima eccezione, una pubblicazione dal titolo evocativo e aleggiato di mistero: Who was the third man? Nel documento leggo che Simeon è d’accordo sulla necessità dell’operazione, procura le granate, organizza l’addestramento di Abraham e Mogos nel deserto del monte Zuqualla, e li aiuta a fuggire dopo l’attentato.
L’articolo è scritto dallo storico inglese Richard Pankhurst, che scopro essere una della massime autorità sul tema. Per inciso, Richard è figlio di Silvio Corio, un anarchico italiano, ma soprattutto di Sylvia Pankhurst, suffragetta inglese, attivista e grande sostenitrice della causa etiope contro il fascismo, al punto di diventare una spina nel fianco per Mussolini con il suo periodico New Times and Ethiopia News.
Una fonte autorevole conferma che il ruolo di Simeon è decisivo. È un progresso, ma il materiale continua ad essere scarso. Immagino di provare ad imbastire una storia partendo da questi quattro elementi e inventando tutto il resto. Simeon come lo “svedese” di Pastorale Americana. Ma è un’ipotesi che abbandono quasi subito: ho a che fare con un personaggio storico, non un compagno di scuola. E io non sono Philip Roth.
Per fortuna le ricerche successive mi portano a scoprire un’altra pubblicazione, Yekatit 12 Revisited: new light on the strike against Graziani, che contiene informazioni più dettagliate sulla dinamica del complotto e sul personaggio di Simeon Adefris. L’autore è uno storico inglese, Ian Campbell, allievo di Richard Pankhurst, che si focalizza proprio sul tema chiave del mio fumetto. Campbell scrive che:
Simi'on era al centro di una vicenda complessa e intricata che coinvolgeva personaggi storici importanti. Questo articolo è una breve panoramica delle scoperte che saranno ulteriormente elaborate nel mio prossimo libro, “The Plot to kill Graziani”.
È una svolta. Non solo Campbell conferma che Simeon è il fulcro della storia, ma parla anche di un libro imminente dedicato al complotto. Cerco il titolo, scopro che è già uscito in un’edizione della Addis Ababa University Press, lo ordino online, e in qualche giorno (magie di internet) è sulla mia scrivania.
È un’edizione economica, ma per me vale oro. Lo leggo con emozione, sottolineo e ripasso i punti chiave, i contenuti vanno oltre ogni aspettativa: una miniera di fatti, riferimenti, fotografie, dettagli personali. Tutte le informazioni che volevo, un risultato enorme.
Ma le sorprese non sono finite. Un amico che lavora all’ONU mi mette in contatto con il padre di un suo collega etiope, che forse potrebbe aiutarmi. Questo signore, Solomon Fetahi, mi procura il numero di telefono del cardinale Berhaneyesus Souraphiel, nipote di Simeon (di cui ho già parlato nel primo post), e l’email di Alula Pankhurst, figlio di Richard Pankhurst.
Il coinvolgimento di Solomon mi entusiasma, ma cerco di gestire le aspettative. È altamente improbabile, mi dico, che un professore di storia abbia tempo da perdere con un fumettista, figuriamoci un cardinale. Detto questo, cosa ho da perdere?
Chiamo il cardinale Souraphiel che si dimostra subito molto interessato al progetto e disponibile ad aiutarmi. Facciamo una prima intervista telefonica, poi scambi regolari di email. Nasce un dialogo continuativo con lo zio di Simeon, che mi consente di acquisire dettagli preziosi sulla storia della famiglia. Il cardinale mi spiega che è cresciuto con i racconti su Simeon da parte del padre e della zia, che mi sembra un possibile incipit della mia graphic novel.
Dopodiché, scrivo ad Alula Pankhurst che mi risponde senza indugio: “La cosa migliore sarebbe parlare direttamente con Ian Campbell, lo aggiungo in copia per mettervi in contatto.”
Scrivo un’email di presentazione a Campbell, e il giorno dopo ricevo una risposta che mi scalda il cuore: “I am very interested in your work to bring to life in pictures the story of the plot of Yekatit 12. I will assist you in any way I can.” Comincia così uno scambio tra me e Ian Campbell ricco di contributi decisivi per il mio lavoro. Per sdebitarmi mi offro di fargli la pagina su Wikipedia, che Campbell non aveva, di cui è molto soddisfatto.
È passato un po’ di tempo da questi due incontri, e sono tuttora incredulo e grato per essere in contatto con i due testimoni che mi avevano ispirato fin dall’inizio. Prendo il tutto come un segno del destino: evidentemente, il fantasma di Simeon vuole essere evocato per tormentare i fascisti sotto nuove forme, e far emergere questa vicenda storicamente così rilevante.
Tuttavia, adesso si apre una questione più avanzata. Ho un’ottima base di materia prima, ma come plasmarla? Voglio fare un mero adattamento a fumetti del libro The Plot to kill Graziani? Oppure staccarmi per una rielaborazione più personale?
Con il passare del tempo, si è progressivamente affermata la seconda ipotesi. Intendiamoci, sento la necessità di trasmettere la sostanza dei fatti in maniera rigorosa da un punto di vista storico. Tuttavia, avverto anche il bisogno di rappresentare concetti più simbolici ed attuali, come la difficoltà di trattare un tema rimosso, la lotta contro il fascismo eterno, la necessità di anticolonizzare il nostro presente.
Ci riuscirò? Con quale struttura narrativa? E quale stile grafico? Comincia l’avventura dello sviluppo creativo, tra architettura della storia, costruzione delle scene, scrittura dei dialoghi, disegni preparatori e tavole.
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