Il macellaio degli arabi
Graziani come il classico antagonista: malvagio, potente, spietato. Una reputazione che il maresciallo d'Italia si guadagna a partire dalla riconquista della Libia.
Ogni sceneggiatura che si rispetti ha un antagonista, ovverosia una figura che si oppone al protagonista. Ci sono una quantitĆ di caratterizzazioni possibili, ma nella struttura narrativa più classica si tratta solitamente di un personaggio malvagio, potente e spietato (Sauron nel Signore degli Anelli o Napoleone nella Fattoria degli Animali). Nel mio fumetto il maresciallo Rodolfo Graziani incarna alla perfezione lāantagonista.
Graziani diventa vice governatore dellāEtiopia a fine maggio 1936, venti giorni dopo la conquista di Addis Abeba. Prende il posto di Badoglio, silurato da Mussolini in quanto orientato a governare il paese in collaborazione con la classe dirigente locale. Il duce pretende un dominio totalitario: nessun compromesso con i ras, annientamento della classe intellettuale, assoggettamento della popolazione.
Lāuomo giusto per il compito ĆØ Rodolfo Graziani. Ć la personificazione dellāuomo nuovo propugnato dal fascismo: alto, forte, impavido, fedele al partito e alla patria. Durante la sua precedente esperienza in Libia si ĆØ procurato una solida reputazione, ideale per realizzare la visione di Mussolini.

Graziani nasce nel 1882 a Filettino in Ciociaria e cresce ad Affile, un paese vicino (dove Fratelli dāItalia gli ha dedicato un mausoleo). Ha fin da subito la vocazione per le forze armate, vorrebbe frequentare lāAccademia Militare di Modena, ma non ha sufficienti mezzi economici ed entra in fanteria a Roma. Nel 1908, a ventisei anni, fa domanda per andare in Eritrea (colonia italiana dal 1890). Comanda un battaglione di nativi ad Adi Ugri, una localitĆ oggi rinominata Mendefera che significa "nessuno osò", in riferimento alla feroce resistenza da parte della popolazione nei confronti del colonialismo italiano. Qui familiarizza con le lingue locali, in particolare lāarabo e il tigrino, e con la gestione degli ascari.
Nel 1911 un serpente velenoso lo morde ad una mano, Graziani ĆØ ricoverato ad Asmara, rischia grosso. Quando torna operativo ĆØ debilitato, prende la malaria e deve tornare in patria.
Proprio in quel periodo lāItalia avvia la campagna per conquistare la Libia, detta anche guerra italo-turca perchĆ© lāobiettivo ĆØ avvantaggiarsi del disfacimento dellāImpero Ottomano. Sono passati quindici anni dallāumiliazione di Adua, la ferita brucia ancora, e la missione viene propagandata enfaticamente come una grande opportunitĆ di riscatto nazionale. Si diffonde la canzone Tripoli bel suol dāamore, resa famosa dalla performance di Gea della Garisenda che la canta vestita solo di una bandiera tricolore (le metafore sessiste sono un tòpos della retorica coloniale). Persino il poeta Giovanni Pascoli accantona il fanciullino che ĆØ in lui e annuncia: āLa grande proletaria si ĆØ mossaā.
Il presidente del Consiglio Giovanni Giolitti ĆØ convinto che gli arabi ci accoglieranno come liberatori. Invece, il nostro esercito incontra una strenua resistenza da parte delle popolazioni locali che ingaggiano violente battaglie, come quella di Sciara Sciat. Per prevalere, lāesercito italiano mette in campo una tremenda dimostrazione di forza: stragi, esecuzioni, deportazioni. A Bologna si celebrano questi risultati edificando il quartiere Cirenaica, con le vie intitolate ai luoghi di conquista: Libia, Tripoli, Cirene, Bengasi, Homs, Zuara.
Graziani vorrebbe partecipare, ma ĆØ in precarie condizioni di salute e deve stare alla finestra. Riesce ad arrivare in Libia solo nel 1914, in qualitĆ di capitano. Poi scoppia la guerra mondiale, lāItalia deve sospendere i suoi piani coloniali. Graziani torna nello stivale, partecipa al conflitto e viene promosso colonnello.
Nel 1921 lāItalia decide di ricominciare lāespansione in Nord Africa. Lo fa partendo dalla Tripolitania, dove nomina governatore della regione Giuseppe Volpi, un banchiere veneziano, massone e fascista della prima ora. Graziani ĆØ il protagonista dellāazione militare. Liquida lāapproccio retrogrado adottato fino a quel momento dai vecchi ufficiali e punta a colpire a morte lāavversario āsenza tregua, nĆ© misericordiaā, utilizzando tutti gli armamenti più moderni a disposizione. Inoltre, scioglie da ogni vincolo gli ascari eritrei e libici, scatenando la loro capacitĆ di manovra e facendone un terribile strumento di morte.
Lāavvento del fascismo nel 1922 imprime unāaccelerazione alla riconquista. Graziani trova sostegno politico per le sue strategie. Mentre Mussolini marcia su Roma, Graziani marcia su Yefren, e interpreta questa coincidenza come un segno della sintonia con il nuovo regime. Con il pieno sostegno del governatore Volpi, Graziani ha carta bianca per portare avanti le operazioni. La sua fama si consolida: militare durissimo, senza pietĆ , crudele. Viene definito un āmacellaioā non solo dalle sue vittime, ma anche da qualche collega che non condivide i suoi metodi.
Intorno al 1925 la Tripolitania ĆØ riconquistata. Come premio Graziani ottiene la tessera ad honorem del Partito Fascista, Volpi la carica nobiliare di conte di Misurata (per inciso, il neo-conte diventa promotore della futura Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, ed ĆØ il personaggio che celebriamo ogni anno proprio in questo periodo con la Coppa Volpi al/la miglior interprete).
Nel 1928 si passa alla regione adiacente, la Cirenaica. Graziani penetra il territorio con lāappoggio di pesanti bombardamenti al fosgene, un gas asfissiante, fa strage di mujaheddin che cercano coraggiosamente di difendere il proprio territorio armati solo di fucili e sciabole.
La resistenza locale ĆØ condotta dai Senussi, una confraternita islamica organizzata in comunitĆ , dette zavie, che formano unāamministrazione parallela. Il loro leader ĆØ Omar al-Mukhtar, un insegnante di Corano di settantāanni che combatte gli italiani fin dalla prima invasione del 1911.
Omar al-Mukhtar possiede capacitĆ strategiche, conoscenza del territorio, appoggio della comunitĆ locale. Le sue bande armate beduine colpiscono gli italiani con tecniche di guerriglia mordi e fuggi.
Nel 1929 Mussolini affida il governo di Tripolitania e Cirenaica a Pietro Badoglio, e ordina di procedere anche con lāoccupazione della regione del Fezzan. Graziani elabora un piano che porta alla rapida conquista delle principali cittĆ . Allāinizio del 1930 gli italiani ottengono il controllo della capitale, Murzuch. La campagna del Fezzan termina con lāinseguimento delle ultime colonne di mujaheddin che stanno marciando con famiglie e bestiame verso lāAlgeria con lāunico obiettivo di mettersi in salvo. Non costituiscono nessun pericolo, ma Graziani fa bombardare il gregge umano per giorni, facendo strage anche di donne, bambini, anziani.
Nel 1930 Badoglio diventa governatore unico della Libia, Graziani vicegovernatore della Cirenaica. La resistenza di Omar al-Mukhtar continua ad essere una spina nel fianco. Badoglio e Graziani decidono di stroncarla con due mosse. Primo, chiudere il confine con lāEgitto, ritenuto una fonte di approvvigionamento per i guerriglieri, installando una barriera di reticolati lunga duecentosettanta chilometri. Secondo, sgomberare lāintera regione, per impedire alla popolazione di offrire sostegno ai ribelli.
Graziani comanda una serie di massacri nei villaggi con artiglieria pesante, bombardamenti, armi chimiche. Fa chiudere ed espropriare le zavie senussite, confisca circa settantamila ettari di terra fertile, deporta un totale di centomila di persone. Le marce forzate delle famiglie arrivano a superare i mille chilometri, chi indugia viene passato per le armi. Lungo il tragitto, il bestiame ĆØ decimato dalla fame e dalla sete. Le colonne sono dirette nei campi di concentramento a sud di Bengasi e nella Sirtica, luoghi torridi e malsani, dove il tasso di mortalitĆ ĆØ altissimo.
Le vittime di questa strategia criminale ammonteranno a circa quarantamila persone. Se si considera che la popolazione totale della Cirenaica nel 1911 era di duecentomila abitanti, siamo di fronte ad un autentico genocidio. Migliaia di bambini restano orfani, vengono portati in collegi dove crescono indottrinati nel culto del duce. Diventeranno soldati spietati, utilizzati nellāinvasione dellāEtiopia con la Divisione Libia del generale Nasi.
A metĆ settembre 1931 Omar al-Mukhtar viene arrestato. Graziani lo interroga, cerca di convincerlo a far cessare la guerriglia, ma non ottiene nulla. Dopo un processo farsa, lo fa portare nel campo di concentramento di Soluch ed impiccare. Ventimila prigionieri libici vengono fatti affluire dai vari lager per assistere allo spettacolo.
Su questo lugubre capitolo della nostra storia cāĆØ un film del 1980 che si chiama Il leone del deserto, con Anthony Quinn nei panni di Omar al-Mukhtar e Oliver Reed in quelli di Graziani. I produttori presentano la pellicola a New York nel 1981 e al Festival di Cannes nel 1982. In Italia il governo Andreotti lo definisce lesivo dellāonore dellāesercito e ne vieta la distribuzione, la censura dura circa trentāanni (oggi si può vedere su YouTube lāedizione italiana trasmessa da Sky nel 2009).
Il film ĆØ il tipico kolossal americano, trascurabile dal punto di vista artistico ma molto interessante a livello culturale. Ć uno dei rari casi in cui il cinema sovverte il falso stereotipo di Mediterraneo con gli italiani invasori buontemponi, offrendoci uno scampolo di veritĆ storica. Finalmente, i nostri soldati sono rappresentati come brutali assassini e il loro comandante Graziani come il classico antagonista: malvagio, potente, spietato.